Prof. Alberto Roggia

Tumore alla prostata: nuova tecnica di conservazione dello sfintere interno con varianti e modifiche introdotte dal Prof.Roggia (Tecnica T.F.C.U.A di Roggia e Coll.)

PRECISAZIONE : Si segnala al lettore che la tecnica descritta nell'articolo “ Tumore alla prostata : nuova tecnica chirurgica per la conservazione dello sfintere interno effettuata con varianti e modifiche introdotte dal prof Roggia- tecnica T.F.C.U.A.”  è stata pubblicata alcuni anni fa,  per cui è evidente come la evoluzione rapidissima delle tecnologie più avanzate registrata in questi ultimi anni,  abbia consentito la introduzione della videolaparoscopica Robotica (che oggi è la tecnica di prima scelta  nella terapia chirurgica del tumore prostatico )  in una chirurgia mini-invasiva che permette in massima precisione la conservazione  del collo vescicale e del “continuum vescico- uretrale ” (indicato appunto nell' articolo citato ) ed in cui le lenti telescopiche o il microscopio frontale sono oggi sostituite brillantemente dalla visione in 3D nella chirurgia mini-invasiva con ROBOT .

Il Prof Alberto Roggia ha recentemente presentato al Congresso Urologico del 2012 la propria esperienza circa modifiche personali apportate alla tecnica del “doppio sfintere” (double continence techinque, di Malizia) con conservazione del “continuum epiteliale vescico-prostatico”, cioè, in pratica, tecnica che consente la conservazione dello sfintere interno situato sul collo vescicale, presentata al congresso dell’Associazione Urologica Americana. Questa nuova tecnica chirurgica,messa a punto dal Prof .Roggia, è chiamata tecnica T.F.C.U.A. di Roggia e Coll. : tale sigla è un acronimo che specifica i caratteri peculiari e fondamentali della tecnica stessa , come al lettore del presente articolo viene chiaramente illustrato con disegni-figure.
Attualmente tale tecnica T.F.C.U.A. di Roggia e Coll consente di mantenere dopo l'intervento chirurgico radicale una perfetta minzione, senza perdita di urine, nel 97,2 % dei casi .

Il Prof Roggia sulla base di studi Urodinamici e di ricerche istopatologiche effettuate con la collaborazione del Dott. Maurizio Salvadore (Direttore della Unità di Anatomia ed Istologia Patologica dell'ospedale di Gallarate), ha ripreso tale tecnica apportandovi però personali modifiche e varianti: in pratica cioè il Prof Roggia ha, come si dice scientificamente, “rivisitato” la tecnica sopracitata.

La nuova modifica introdotta da Roggia dal 2009 ha fatto registrare risultati quanto mai significativi e validi circa la percentuale di pazienti con perfetta minzione e senza perdite di urina dopo l’intervento chirurgico radicale.

Infatti questa nuova tecnica, appunto”rivisitata” da Roggia, essendo effettuata con lenti telescopiche di ingrandimento o con mocroscopio autofocus, e ciò consente l’uso di strumentazione quanto mai delicata e finissima, quasi microchirurgica (si parla appunto di pinze da gioielliere), permette di non danneggiare, anzi di salvare, le più piccole e delicatissime fibre muscolari che costituiscono lo sfintere interno, che è posizionato in corrispondenza del cosiddetto collo vescicale.

In particolare e nei dettagli tecnici-chirurgici , necessariamente schematici e succinti , occorre segnalare che sia nella tecnica tradizionale-classica a cielo aperto , sia nella chirurgia laparoscopica e con Robot, si utilizza per coagulare ed incidere i tessuti l'elettrobisturi oppure il più moderno bisturi ad ultrasuoni . Tuttavia tali strumenti nel loro funzionamento generano sempre un sia pur minimo calore (elettrobisturi) o piccolissime vibrazioni associate al calore (bisturi ad ultrasuoni) : tale calore e le microvibrazioni si trasmettono,sia pure per pochi millimetri, ai tessuti circostanti , per cui andando ad isolare in tal modo lo sfintere interno vescicale è possibile procurare inavvertitamente un “danno funzionale” , sia pur lievissimo ma che può sempre contribuire alla insorgenza di una incontinenza urinaria . Invece utilizzando strumenti di microdissezione che operano “ a freddo” col supporto di microscopio frontale o lenti telescopiche , si possono isolare i fascetti muscolari dello sfintere vescicale interno nel modo più delicato possibile e senza dover utilizzare strumenti che trasmettono calore e/o microvibrazioni come avviene con il classico elettrobisturi o con il bisturi ad ultrasuoni. Con la tecnica della microdissezione “a freddo” la coagulazione dei piccoli vasetti sanguigni sul collo vescicale ,dove ha sede lo sfintere interno, è effettuata in modo super-selettivo e preciso con bisturi “bipolare” per mirare a conservare al massimo lo sfintere interno e la sua funzionalità.

In pratica si asporta la prostata affetta da tumore cercando di conservare il più possibile lo sfintere interno che è tanto utile per evitare l’incontinenza urinaria.
Nel 2009 il Dott. J.C. HU, Urologo all’ospedale di Boston ha pubblicato su JAMA (American Medical Association, Vol.302, n°14, 2009) su un totale di 8837 chirurgie radicali per tumore la incidenza della incontinenza urinaria dopo la chirurgia mini-invasiva (Robot e video laparoscopia) confrontata con i risultati della chirurgia classica- tradizionale “a cielo aperto”, da cui emerge che:

Chirurgia con robot/laparoscopia = 15,9 % di incontinenza urinaria
  26.8 % di impotenza e disfunzioni erettili
   
Chirurgia classica-tradizionale = 12,2 % di incontinenza urinaria
  19,2 % di impotenza e disfunzioni erettili


Con la tecnica messa a punto da Roggia, su una casistica di 170 interventi effettuati dal 2009 in poi, la incontinenza è dello 7 %, che si è ridotta ulteriormente al 3 % nell’ultima serie di pazienti operati dopo il Gennaio 2012, con ciò indicando come sia di rilevante importanza la solida e lunga esperienza dell'urologo in questa specifica tecnica operatoria di alta precisione che richiede l'uso di lenti telescopiche o di microscopi autofocus e strumentazione apposita, consentendo in tal modo di registrare risultati sempre più positivi e significativi.

Tali risultati, decisamente positivi sono resi possibili dall’utilizzo di sistemi di ingrandimenti di immagine del campo operatorio (microscopi frontali o lenti telescopiche) e l’uso di strumentazione finissima “da gioielliere” che vengono utilizzati nel momento in cui si deve provvedere a conservare con massima precisione il “continuum” e pertanto lo sfintere interno.

La suddetta tecnica modificata e quindi rivisitata da Roggia (chiamata tecnica T.F.C.U.A. di Roggia e Coll.) con varianti difficili da descrivere nei dettagli in questo articolo, è stata pubblicata su una rivista urologica internazionale specializzata con il seguente titolo:

Modified Radical Retropubic prostatectomy : personal techincal variation “Tension free Continuum Urethral – Anastomosis T.F.C.U.A.” in the preservation of the bladder neck, and estimation of the urinary continence.
articolo di A. Roggia (M.D.) e Coll.

Il lettore potrà leggere la traduzione italiana dello stesso articolo dal collegamento qui sotto:
Prostatectomia radicale retropubica modificata: variante tecnica personale “tension free" dell'anastomosi del continuum uretrale (T.F.C.U.A.) mediante amplificazione di immagine con microscopio / lenti telescopiche nella conservazione del collo vescicale, e valutazione della continenza urinaria.

Si consiglia la lettura di molti altri articoli in questo stesso sito sulla chirurgia con microscopi/telescopi nel tumore prostatico e, si consiglia di visionare i filmati RAI sullo stesso tema.