Scarsa espansione del volume del pene, e perdita troppo rapida della propria rigidità .
Uno dei disturbi sessuali più spesso segnalati dagli uomini – anche giovani – è la scarsa distensione ed espansione del pene o espandibilità del pene , associata alla difficoltà a mantenere un’erezione soddisfacente.
Per cui la tumescenza del pene ha ben breve durata .
In molti casi, il pene inizialmente raggiunge una buona rigidità , ma perde consistenza rapidamente, rendendo il rapporto sessuale poco appagante sia per chi lo vive, sia per il partner.
A volte, questo problema si accompagna ad eiaculazione precoce, formicolii o lievi fastidi nella zona genitale, che possono presentarsi anche a riposo.
La causa?
Nella maggior parte dei casi è organica, legata cioè a un alterato funzionamento di strutture vascolari o nervose. Tuttavia, anche lo stress, l’ansia da prestazione o altri fattori psicologici possono giocare un ruolo importante.
Di fronte a questi sintomi, il consiglio è chiaro: evitare soluzioni “fai da te” o rimedi trovati online.
Il primo passo è rivolgersi a uno specialista Andrologo, che potrà individuare la causa precisa e proporre un percorso personalizzato, sicuro ed efficace. Intervenire in modo tempestivo è il modo migliore per prevenire un peggioramento e recuperare serenità e fiducia nella propria vita sessuale.
Ridotta rigidità del pene: può trattarsi di fibrosi
Durante la visita Andrologica, lo specialista – dopo aver ascoltato con attenzione il racconto del paziente – procede a un’attenta valutazione clinica. In molti casi, quando il problema riguarda il difficile mantenimento dell’erezione, è possibile riscontrare, immediatamente già alla visita, la presenza di piccole aree di aumentata consistenza (placche di fibrosi) localizzate sulla guaina , chiamata tunica, che riveste i corpi cavernosi del pene o nel setto che li separa.
È importante sottolineare che questa forma di fibrosi va distinta dalla più nota Induratio Penis Plastica (Malattia di La Peyronie), con cui può condividere alcuni aspetti, ma che ha caratteristiche e conseguenze differenti.
Nella maggior parte dei casi, la fibrosi insorge in modo silenzioso a seguito di microtraumi ripetuti (senza alcun dolore o disturbo !) durante l’attività sessuale: movimenti di trazione e tensione durante il rapporto sessuale ma anche in ambito della masturbazione , possono provocare, senza dolore, piccolissime lesioni alla tunica o al setto intercavernoso che normalmente guariscono spontaneamente, senza comportare alcun disturbo al paziente e senza lasciare tracce o problemi. Tuttavia, in alcune situazioni queste microlesioni non si riparano correttamente: si verifica uno slaminamento o, più raramente, una piccola lacerazione della tunica che riveste i corpi cavernosi o del setto intercavernoso.
Inizia così un processo infiammatorio – anch’esso indolore – che stimola un’eccessiva produzione di collagene, portando alla formazione di un tessuto fibroso cicatriziale.
Questo tessuto, poco elastico, compromette nettaemnte la normale espansione dei corpi cavernosi, rendendo sempre più difficile mantenere un’erezione valida e prolungata.
In altri casi, la fibrosi non dipende da traumi locali, ma da una risposta autoimmune, in cui il sistema immunitario attacca “erroneamente” i tessuti del pene, causando infiammazione e accumulo di collagene. Anche in questo caso, il risultato è un irrigidimento delle strutture peniene che ostacola sia l’afflusso arterioso sia il contenimento venoso, due elementi essenziali per una buona erezione.
Qualunque sia la causa, la fibrosi peniena rappresenta un problema reale e progressivo, ma può essere contrastata efficacemente se diagnosticata in tempo.
La visita andrologica è il primo passo fondamentale.
Lo specialista potrà richiedere esami diagnostici mirati, del tutto indolori e non invasivi, per definire con precisione la natura del problema e impostare la terapia più adeguata. Intervenire precocemente significa non solo evitare peggioramenti, ma anche preservare la qualità della vita sessuale e relazionale del paziente.
Fibrosi peniena: il ruolo fondamentale dell’ecografia e della elastografia.
Per una diagnosi efficace correlata alla difficoltà di mantenere l’erezione, è fondamentale affidarsi a un Medico specialista esperto in Ecografia, che può eseguire esami strumentali avanzati e assolutamente non invasivi e quindi non dolorosi o fastidiosi .
Oggi la diagnosi delle alterazioni dei tessuti penieni si basa principalmente su tre tecniche ad ultrasuoni di grande precisione:
l’Ecografia che visualizza eventuali placche, aree fibrose o, nei casi avanzati calcifiche, della guaina dei corpi cavernosi.
L’Elastografia, tecnica innovativa che misura in tempo reale l’elasticità dei tessuti e fornisce dati precisi sulla “rigidità” delle aree fibrotiche, espressi in kilopascal (KPa), senza bisogno di iniezioni o farmaci per indurre l’erezione.
Infine, l’Eco-color doppler che valuta il flusso sanguigno nei vasi del pene, offrendo informazioni fondamentali sul corretto apporto di sangue.
Tutti questi esami vengono effettuati a riposo, in modalità “basale”, quindi senza fastidi o dolori per il paziente.
Lo studio della vascolarizzazione del pene può essere attuato con esami scintigrafici che non comportano iniezioni nei corpi cavernosi, per cui sono esami senza alcun dolore o fastidio al pazeinte.
L’integrazione dei dati ottenuti dalla visita dello specialista Andrologo e dagli accertamenti diagnostici sopra indicati, consente di costruire un quadro completo della situazione, identificando tempestivamente eventuali alterazioni che compromettono la funzionalità erettile e permettendo di iniziare molto precocemente le cure .
Diagnosi e trattamento precoce
Intervenire in fase precoce, quando il tessuto fibrotico è ancora in evoluzione, cioè in fase attiva, offre le migliori possibilità di successo: le terapie multimodali possono essere personalizzate e, in molti casi, portare anche alla guarigione completa. Se invece la diagnosi è tardiva, il rischio è che la fibrosi diventi stabile e cronica, con formazione di calcificazioni che rendono i trattamenti meno efficaci.
Ecco perché una valutazione tempestiva è fondamentale.
Infine, ecografia ed elastografia rappresentano gli strumenti ideali per monitorare i risultati della terapia nel tempo, offrendo un riscontro oggettivo dei miglioramenti, indipendentemente dalla sola riduzione delle dimensioni della lesione.
L’approccio migliore è quello multidisciplinare, in cui l’andrologo e lo specialista in diagnostica per immagini lavorano fianco a fianco, garantendo una diagnosi accurata e un trattamento su misura per ogni paziente.
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